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Parlamento: lavorano in 67. Gli altri novecento stanno a guardare.

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Se tutto va bene, avremo un governo tra un mese o forse due. Dice: ok, abbiamo eletto il Parlamento, che lavori almeno quello. E’ un discorso che fila, vero, ma non è così che funziona. Senato e Camera sono paralizzati in attesa che venga incaricato un esecutivo. Un passaggio obbligato, che esplicita gli schieramenti in campo. Cioè chi sta in maggioranza e chi va all’opposizione. A quel punto, e solo allora, si possono formare le Commissioni permanenti e può mettersi in movimento l’iter delle leggi.

Le Commissioni speciali

Ancora per qualche settimana i parlamentari staranno con le braccia incrociate. Non tutti, a dire il vero. Un tot comincerà a guadagnarsi la pagnotta. Sono i 27 senatori e i 40 deputati indicati dai gruppi parlamentari per le Commissione speciali, chiamate a esaminare i provvedimenti del governo rimasti in coda dalla scorsa legislatura.

L’appuntamento più importante sarà l’approvazione del Def, il Documento economico e finanziario. Paolo Gentiloni, premier dimissionario, si è preso qualche settimana per vedere come vanno le consultazioni. Correttamente il capo del governo uscente non vuole prendersi responsabilità. In caso di immobilismo prolungato, trasmetterà al Parlamento solo delle tabelline con i numeri aggiornati. Ai partiti, quelli che hanno vinto le elezioni, toccherà aggiungere la ciccia. Non sarà un’operazione facile.

Due spicci in cassa

In campagna elettorale tutti hanno promesso tutto. Ma ora bisogna fare i conti con i due spicci che ci sono in cassa. A dire il vero, non ci sono manco quelli. Salvini e Di Maio, per esempio, dovranno dire dove intendono prendere i 18,5 miliardi di euro che servono, entro il 2018, per non far scattare la clausola di salvaguardia e, quindi, l’aumento dell’Iva e delle accise. Inoltre la Cgia di Mestre sostiene che la Ue ci sta per chiedere una manovra correttiva da 3,5 miliardi di euro. Chi la farà? E dove andranno presi i soldi? “Abbiamo già trovato venti miliardi”, annuncia Di Maio. Ma il capo politico dei pentastellati non dice dove. Restano in stand by tutte le misure urgenti, dalla cancellazione della Fornero (che costa 15 miliardi l’anno) al reddito di cittadinanza, dal rimpatrio dei migranti alla legittima difesa, dalla revisione dei parametri europei alla chiusura di Equitalia.  

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