Grillini che puliscono cessi

“Buoni solo per pulire i cessi”, ecco cosa pensa Berlusconi dei grillini.

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I cinquestelle? Da possibili alleati di governo a “gente” buona per “pulire i cessi”. L’emotività di Silvio Berlusconi va a giorni alterni. Giovedì, a Palazzo Giustiniani, in occasione del secondo giro di consultazioni del presidente del Senato, aveva mantenuto un atteggiamento british, incaricando Matteo Salvini della trattativa con Di Maio e lasciando che fosse lui a parlare. Ieri il Cavaliere ha aperto un nuovo registro. Dando sfogo a tutto il veleno che aveva in corpo. E’ insolentito con i pentastellati, che lo considerano un “appestato” e non lo vogliono al governo. Ed è furioso con il leader leghista. Che continua a trattare nonostante lui abbia detto “basta”.

“Nella formazione del governo”, spiega Berlusconi arrivando in Molise, “ho cercato di dare seguito al volere della Lega in modo che qualche persona competente fosse dentro una squadra di inefficienti. Ma ho verificato quanto il Movimento 5 Stelle sia un partito non democratico, un pericolo per l’Italia. E’ gente che non ha mai fatto nulla nella vita: nella mia azienda li prenderei per pulire i cessi”. E se risultano essere il primo partito, spiega Berlusconi, è colpa degli “italiani”, che “hanno votato molto male”.  

Che succede ora: quello che le urne hanno messo insieme, le consultazioni potrebbero dividere. Mentre fino a giovedì pomeriggio il centrodestra unito sembra una certezza. Ora non è detto che la coalizione arrivi integra alla fine del weekend. Berlusconi insiste sul suo schema: Salvini deve essere incaricato in quanto leader di un polo forte del 37%, andando poi a cercare i voti che gli mancano per formare la maggioranza in Parlamento: “Io penso a un governo di centrodestra che guardi al gruppo misto e ad alcuni esponenti del Pd. Ma su questo punto la penso molto diversamente da Giorgia Meloni e Matteo Salvini”, ammette il Cav. Anche Sergio Mattarella non è d’accordo. Il Quirinale, a questo punto, ha lasciato il fine settimana a disposizione dell’asse gialloverde, per vedere se quaglia un accordo tra M5s e Lega. Senza Fi, ma con Fratelli d’Italia. Salvini ci sta lavorando. Ieri ha ripetutamente sondato Di Maio, rifiutando le telefonate degli ambasciatori berlusconiani. Due fatti accelerano l’abbraccio tra populisti e uno lo frena. La sentenza sulla trattativa Stato-mafia e le parole del pm Di Matteo che chiama in causa Berlusconi arrivano proprio nel giorno peggiore. Sono la pietra tombale su ogni possibile relazione tra Forza Italia e grillini. Anche con un Silvio defilato. L’altro elemento disaggregante per il centrodestra può essere l’esito delle urne molisane. Soprattutto se la Lega dovesse avere un exploit dimostrando di essere capace di svuotare il bacino elettorale azzurro. Il freno al matrimonio tra leghisti e pentastellati è, invece, il tema della premiership. Nessuno vuole rinunciarvi. Abbracciando Giggino, inoltre, Salvini sa di andare incontro all’ira funesta dell’ex premier: “Vada pure a fare il vice di Di Maio”, è la minaccia, “noi faremo cadere tutte le giunte leghiste. Gli conviene?”.

In serata il Cav dirama una nota. Che poi è un po’ il sunto dell’umore di giornata: “Abbiamo dimostrato un profondo senso di responsabilità e rispetto verso gli italiani che chiedono risposte ai problemi concreti del paese”, premette, “abbiamo messo a disposizione la nostra esperienza di governo, la nostra competenza e la nostra credibilità internazionale nell’interesse dell’Italia e nonostante i veti e gli insulti che da mesi ci vengono rivolti da parte di importanti protagonisti del Movimento 5 Stelle”. Questo sforzo non è stato premiato. “A questa nostra disponibilità il M5s ha risposto mancando di rispetto a noi, ai nostri elettori e alla nostra storia, confermando i veti nei nostri confronti”. Di Maio, accusa Berlusconi, vuole “i nostri voti ma non vuole noi. Sono sicuro che gli italiani comprendano molto bene la differenza tra chi, come noi, cerca soluzioni per il governo del Paese e chi invece continua solo a infangare e a demonizzare”. Formalmente il presidente di Forza Italia difende l’unità del centrodestra e assicura che la prima scelta azzurra resta quella di “un governo guidato da un premier indicato dalla Lega, in grado di rispondere alle emergenze del nostro Paese e di ottenere in Parlamento la convergenza di una maggioranza sul nostro comune programma”. Ma il forno berlusconiano destinato ai pentastellati chiude per sempre: “Il comportamento dei Cinque stelle ci ha definitivamente convinto che quella strada non può essere auspicabile e possibile”.

 

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