Diciotti, arrivano altri avvisi di garanzia da Catania (forse)

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Il Senato spedisce alla Procura di Catania gli allegati alla memoria presentata da Matteo Salvini in Giunta per le immunità. Un semplice passaggio di carte, motivato dall’esigenza di collaborazione tra i poteri dello Stato. Ma che potrebbe ampliare il caso Diciotti. Perché, nella documentazione in questione, il premier Giuseppe Conte e i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli confermano la tesi salviniana: il governo, nel frenare lo sbarco dei migranti presenti a bordo del pattugliatore, assunse una decisione corale. Politica. Erano tutti d’accordo. Ma questo, nell’ottica di un pm, potrebbe configurarsi come un’assunzione di responsabilità. Un concorso di colpa. E con la stessa logica per cui è stato indagato il ministro dell’Interno, altri avvisi di garanzia potrebbero piovere a Roma sulla testa di mezzo governo.

Ieri, in Giunta, era il giorno della relazione del presidente Maurizio Gasparri. Salvini, sul caso della nave Diciotti, ha agito secondo un “movente governativo”, illustrato più volte anche dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nei suoi interventi sulle politiche dei migranti. Per questo motivo, ha spiegato il senatore azzurro, è opportuno che “la Giunta proponga all’Assemblea il diniego della richiesta di autorizzazione a procedere” nei confronti di Salvini. All’interno della relazione, lunga 15 pagine, Gasparri spiega che nelle azioni e nelle decisioni del ministro dell’Interno è “escluso il ‘movente privato” e anche il “movente politico-partitico”. Rimane quindi in piedi “esclusivamente il movente governativo, che ha ispirato l’azione del ministro Salvini”. L’orientamento del relatore, dunque, è quello di respingere la richiesta di autorizzazione a procedere. I tempi saranno rapidi. Il dibattito proseguirà oggi. “L’intenzione è quella di arrivare al voto all’inizio della settimana prossima, probabilmente martedì”, aggiunge Gasparri. Circa l’invio delle carte a Catania, il presidente della Giunta precisa: “Sono io che ho deciso di scrivere alla Presidente Casellati, pregandola di inviare alla Procura di Catania gli allegati di Conte, Di Maio e Toninelli, che Salvini ci ha fatto pervenire insieme alla sua memoria. Non c’è stata nessuna richiesta di chicchessia in Giunta, dove io ho aperto i lavori dando questa notizia e leggendo la mia lettera alla Presidente Casellati”. In precedenza Pietro Grasso aveva rivendicato l’iniziativa: “Non posso che essere soddisfatto” della trasmissione degli atti, dichiara l’ex presidente del Senato, “ritengo che ci sia un obbligo giuridico nel momento in cui”, da parte di altri esponenti di governo non indagati “c’è un’assunzione di responsabilità”. Anche dalle sue parole si intuisce che il caso si potrebbe allargare.

Nell’eventualità cosa farebbero i Cinquestelle? I grillini iniziano a prendere atto della situazione, venendo a patti con i propri principi. “Si sta dispiegando un interesse pubblico evidente”, ammette il senatore M5s Francesco Urraro, componente della Giunta. Gianluigi Paragone torna a proporre di sentire la base pentastellata attraverso un referendum. “Base, quale base? Noi abbiamo gli attivisti”, precisa Mario Giarrusso, “e gli attivisti capirebbero” un no alla richiesta della magistratura. Non tutti la pensano così, però. La proposta del presidente della Giunta per le immunità di negare l’autorizzazione a procedere chiesta

dal Tribunale dei ministri di Catania contro Matteo Salvini “è molto pericolosa perché “non si può far coincidere il governo con lo Stato”. E’ il parere del senatore ex grillino Gregorio De Falco, “è un criterio molto elastico, forse troppo. Affermare questo tipo di criterio significa far coincidere il governo con lo Stato”.

La sinistra attacca: “Dopo i lavori della Giunta per le Immunità, dopo la relazione di Gasparri, alla fine la colpa sembra non essere di Salvini ma del povero Giuseppe Conte, che da burattino diventa scudo umano”, scrive su Twitter il senatore Pd Francesco Bonifazi, capogruppo Dem in Giunta.

Salvini? Il diretto interessato preferisce non entrare nel dibattito: “Non c’è nessun problema: non c’erano pastori a bordo della Diciotti…”. E’ la battuta ironica del vicepremier ai cronisti che gli chiedono un commento sulla decisione della Giunta. In queste ore, ha precisato il leader leghista, “mi sto occupando solo del problema del latte ovino sardo”.

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