Dopo venti mesi riaprono le discoteche (ma a metà)

Si balla. Ma a metà. Nel senso che le discoteche potranno riaprire. Anche i club al chiuso. Ma ospitando soltanto il 50 per cento dei clienti rispetto alla capienza massima.

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Si balla. Ma a metà. Nel senso che le discoteche potranno riaprire. Anche i club al chiuso. Ma ospitando soltanto il 50 per cento dei clienti rispetto alla capienza massima. E’ quanto deciso ieri sera dal consiglio dei ministri, che ha approvato un decreto omnibus sulle riaperture. 

E’ chiaramente una soluzione di compromesso. Tra la posizione del ministro Roberto Speranza, che di aperture non voleva proprio sentir parlare, e gli altri partiti della maggioranza, i quali chiedevano invece di forzare il parere del Comitato tecnico scientifico (35 per cento) per andare incontro alle esigenze degli imprenditori del settore, che tengono spente luci, console e casse da venti mesi. Con un danno economico enorme. Il tutto mentre, durante l’estate, si svolgevano rave illegali, secret party e si improvvisavano piste da ballo in bar, ristoranti e stabilimenti balneari. 

Le nuove regole varranno dall’11 ottobre. E non riguarderanno solo le discoteche. Il decreto stabilisce il ritorno alla capienza piena per i luoghi di cultura, i cinema e i teatri. Nelle strutture museali è stata eliminata la distanza interpersonale di un metro. Per gli impianti sportivi ci sarà il limite di pubblico al 60 per cento per gli eventi indoor e il 75 per cento per quelli outdoor. Stessa percentuale anche per le discoteche all’aperto. Che però stanno chiudendo tutte, essendo finita la bella stagione. 

Il provvedimento del governo, che è stato approvato all’unanimità da tutti i rappresentanti dei partiti, prevede inoltre l’Inasprimento delle sanzioni nel caso in cui non vengano rispettati dai gestori i nuovi limiti percentuali delle presenze rispetto alla capienza delle strutture. “A partire dalla seconda violazione, commessa in giornata diversa”, è scritto nel decreto, si applicherà “la sanzione amministrativa accessoria della chiusura da uno a dieci giorni”.

Dal calcolo delle capienze al chiuso per le discoteche saranno esclusi i dipendenti dei locali. A porre la questione, viene riferito, sono stati i ministri della Lega che si sono poi detti “soddisfatti” del risultato, a partire da Giancarlo Giorgetti, il quale ha chiesto anche che questa apertura sia un “primo passo”, compatibilmente con l’evoluzione dei dati sanitari.

Ma un po’ tutti provano a mettere il cappello sulle novità. “Forza Italia, insieme alla delegazione del centrodestra al governo”, dichiara il ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, “ha fortemente voluto questo allargamento delle maglie, che ci consente di dar fiato a tante realtà economiche. Rivendichiamo, dunque, questo successo”.

Per il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà è tutto merito dei Cinquestelle: “Se oggi ripartiamo è perché abbiamo avuto il coraggio di spiegare agli italiani che il green pass sarebbe stato lo strumento principale per evitare nuovi contagi”. 

Tra gli altri, la Lega ha avuto un ruolo importante nel forzare il catenaccio dei rigoristi. Poco prima del consiglio dei ministri Matteo Salvini ha incontrato Mario Draghi a Palazzo Chigi. E uno dei temi su cui ha insistito il Capitato sono state proprio le regole per i club, da rendere meno restrittive. 

Gli operatori del settore non fanno salti di gioia. “E’ un inizio, un barlume di speranza”, dice il gestore della discoteca Praja di Gallipoli Pierpaolo Paradiso. Tuttavia, sottolinea, “la notizia della capienza del 75% all’aperto arriva quando ormai è tutto finito: aspettiamo la neve e non il sole”. 

Un altro che non gioisce è il ministro Speranza. In mattinata aveva ribadito la sua priorità: “In questi mesi abbiamo sempre messo avanti il diritto alla salute. Non dimentichiamoci dove eravamo e dove siamo ora. Continuiamo con gradualità in questo percorso”. Speranza avrebbe preferito seguire il consiglio dei suoi esperti. D’altronde è noto che non sia uno da “febbre del sabato sera”. 

 

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