Silvio Berlusconi tiene tutti con il fiato sospeso. Il vertice del centrodestra, atteso per oggi, è stato rinviato. Forse si terrà nel weekend. O forse no. Perché sembra che l’intenzione del Cavaliere sia quella di non decidere, sulla sua eventuale candidatura al Quirinale, se non a ridosso della quarta votazione. La prima senza maggioranza qualificata. Quella in cui l’asticella si abbassa e sono sufficienti 505 voti per salire al Colle. Se viene rispettato il calendario degli scrutini, il giorno cerchiato di rosso sul calendario è il 27 gennaio.
Possibile che Berlusconi tenga tutti in stand by fino a quella data? Pare proprio di sì, stando ai discorsi fatti ieri ad Arcore ai suoi. Secondo Silvio annunciare prima la sua candidatura equivale a bruciare le proprie chance. Per cui la decisione non arriverà questa settimana. E neanche nei primi giorni della prossima, a urne aperte e in contemporanea con le prime tre votazioni a maggioranza qualificata. Perché, è il ragionamento, significherebbe consegnarsi ai franchi tiratori e ai ragionieri di palazzo.
Insomma: l’ex premier punta tutto sul 27, senza false partenze.
Ieri Silvio è rimasto nella sua magione brianzola. Ha continuato con l’operazione Scoiattolo, ma in proprio, togliendo il giocattolino a Vittorio Sgarbi. Il Cavaliere ha ottenuto riscontri confortanti e va avanti per la sua strada, consapevole che sia ripida. Però sa anche che il centrosinistra è in difficoltà e la conferma gli è arrivata dall’esito del vertice di ieri. Anche la strategia dell’Aventino, dovesse essere confermata la sua candidatura, è una prova di debolezza, secondo Silvio. Enrico Letta e Giuseppe Conte tengono lontani i propri parlamentari da Montecitorio perché temono che, nel segreto dell’urna, possano essere tentati dallo scrivere “Berlusconi”. Questo è il suo convincimento.
E gli alleati? Il leader di Forza Italia ieri non ha avuto contatti. Né per disdire il vertice odierno (che non era fissato ufficialmente), né per dare appuntamento ai prossimi giorni. Questo silenzio aumenta il nervosismo all’interno della coalizione. Matteo Salvini e Giorgia Meloni spingono perché si arrivi a fare chiarezza. Il centrodestra ha un vantaggio competitivo in termini di numeri. O lo si sfrutta allargando la base parlamentare intorno alla candidatura berlusconiana (però lui deve dimostrare che i voti siano certi) oppure si passa appresso. Il fatto positivo è che il centrosinistra è in un’analoga situazione di stallo. Ed è irrealistico pensare che facciano loro la prima mossa. Però, di fronte a questo immobilismo generalizzato della politica, c’è il rischio che si muovano altri. Chi? Mario Draghi, ad esempio. Lo sta già facendo.
Ma Berlusconi non ne vuole sapere. Non vuol sentir parlare di “piano b” finché c’è lui in campo. E, al momento, non ha alcuna intenzione di ritirarsi. Così riferisce Sgarbi. Più o meno: “Non c’è una rinuncia di Berlusconi. Qualunque cosa faccia, non deve essere una rinuncia”, dice il deputato del gruppo Misto, ospite a ‘Un giorno da pecora’ su Rai Radio1. Lo “scoiattolo” in queste ore lavora in streaming: il Cavaliere “non tornerà a Roma”, riferisce il critico d’arte, e la sua decisione arriverà “da remoto”. Questi, almeno, “sono i segnali che interpreto”.
Nel frattempo, riferisce Sgarbi, si scava nel dissenso interno ai Cinquestelle: “C’è un gruppo di 59 grillini che si riunisce a Roma. Ex? No, sono dentro il M5S e hanno, evidentemente, una posizione che non corrisponde a quella del gruppo dirigente. La chiave di tutto dovrebbe essere Di Maio, che sta orientandosi a dialogare con il centrodestra”.
Qualche ora dopo, intervistato da Skytg24, Sgarbi appare meno fiducioso: “E’ chiaro che se Silvio indica se stesso può andare a schiantarsi. Meglio indicare un nome, o due o tre al centrodestra, che poi venga condiviso da Letta, Conte e gli altri”.
Nel frattempo, però, Berlusconi deve presidiare anche il fronte giudiziario. Il tribunale di Milano, dove ha sede il caso Ruby ter, ha deciso di rinviare il processo al 16 febbraio. A chiedere il rinvio è stata la difesa del Cavaliere, facendo riferimento alla situazione pandemica e all’elezione del Presidente della Repubblica.