Berlusconi, il ricovero e l’anatomia dell’odio sui social

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Mercoledì scorso Silvio Berlusconi è stato ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano. Ha i sintomi di una polmonite. Ma, si è scoperto poi, il malessere è collegato a una malattia più grave, la leucemia, con cui il Cavaliere sta combattendo da un po’ di tempo. 

Ok, come hanno reagito i social a questa notizia? Male, come spesso capita in queste situazioni. C’è chi ha esultato, chi spera che muoia, chi sorride del precario stato di salute di un uomo 86enne ricoverato in terapia intensiva. Ma vediamo i dati aggregati. 

Il sentimento negativo (22,3%) prevale su quello positivo (11,6%). Anche se quest’ultimo è in forte crescita rispetto alla settimana precedente (quando il Cav non era stato ancora ricoverato). Segno che un filo di umanità ancora trova cittadinanza sulle piattaforme social.

La piattaforma dove si odia di più è Twitter. Qui il sentiment negativo arriva al 66,3%, quello positivo scende al 3,8%. Il più benevolente è Instagram. 

Vediamo invece quali emozioni ha suscitato la notizia del ricovero. L’ira è sempre lo stato d’animo più diffuso sui social (53,2%), seguito dalla Tristezza (14,2%), dall’Amore (13%), dalla Paura (9,8%), dalla Gioia (9,6%). 

E’ interessante anche guardare alle curve delle emozioni, per capire come il popolo social abbia reagito agli aggiornamenti quotidiani sullo stato di salute del Cav. 

Oltre all’Ira, il 6 aprile (giorno in cui circolava la voce di una fine imminente) si impenna la curva della Tristezza. Il 7 aprile prevale la Paura. Entrambe le emozioni scemano nei giorni successivi, quando la situazione del Cav è andata stabilizzandosi. Il 10 aprile (secondo bollettino medico: “Cauto ottimismo”) sale la curva dell’Amore (forse anche perché il giorno di Pasquetta…). 

Queste sono le emoji più associate al tag Berlusconi. 

La notizia ha interessato soprattutto millennials (48,1%) e Gen Z (28%). Tra le categorie più coinvolte: giornalisti (14,7), manager (12%), politici (10,6%). 

E nel mondo? Dopo l’Italia, i paesi più coinvolti sono, nell’ordine, Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito, Brasile, Turchia, Argentina. 

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