Lite con la Siae. E Meta spegne la musica italiana su Fb e Ig (ma non Gigi D’Alessio e Fedez)

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Il signor Zuckerberg spegne la musica sui social di Meta. Solo quella italiana. E manco tutta, a essere precisi. Che succede: sappiamo che su Facebook e Instagram si può accompagnare la pubblicazione dei contenuti con un sottofondo musicale a scelta. In una libreria che comprende quasi tutto lo scibile sonoro. La funzionalità è attiva per le storie, per i reels e, da qualche tempo, anche per i feed. Ora, queste canzoni sono soggette al diritto d’autore e i cantanti e le case discografiche incassano una (piccola) percentuale per l’esecuzione sia pure parziale. Perché ciò accada la multinazionale Meta ha chiuso degli accordi di licenza. In Italia il partner è la Siae. Era: perché la partnership non è stata rinnovata, non è stato trovato l’accordo, e la musica tutelata dalla Società non potrà essere più utilizzata nei contenuti dei social di cui sopra. 

Domanda: significa che non si potranno più usare le canzoncine per le storie? Errore. Saranno silenziate soltanto quelle italiane. E, in particolare, quelle degli artisti che hanno affidato la tutela dei propri diritti d’autore alla Siae. Già, perché in Italia esiste un’alternativa. Si chiama Soundreef. Ed è un gestore indipendente che rappresenta 22mila autori ed editori italiani, tra cui Fedez, J-Ax, Rovazzi, Gigi D’Alessio, Nesli, i 99 Posse, Noyz Narcos, Ketama126. Le loro canzoni continueranno a essere disponibili nella libreria di Facebook e Instagram.  

Comunque volano stracci. Siae accusa Zuckerberg di volersi tenere tutti i soldi, definisce “unilaterale e incomprensibile” la decisione di Meta di escludere il repertorio della Società dalla propria library che “lascia sconcertati gli autori ed editori italiani”. Siae, si legge in un comunicato, “non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”. Alla Società italiana autori editori “viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti”. 

Risponde Meta. Con un altro comunicato: “Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae. La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta e per questo motivo, a partire da oggi, avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae all’interno della nostra libreria musicale”. 

L’assenza di un accordo avrà un impatto sui reels e le stories di Facebook e Instagram e sui feed di Instagram. Su Facebook i contenuti “impattati” verranno bloccati. Su Instagram i contenuti “impattati” verranno silenziati, a meno che gli utenti non decidano di sostituire l’audio selezionando una traccia audio disponibile sul catalogo. Ancora Meta: “Crediamo che sia un valore per l’intera industria musicale permettere alle persone di condividere e connettersi sulle nostre piattaforme utilizzando la musica che amano”, spiega un portavoce della multinazionale, “abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi nel mondo e continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti”. Meta ha rinnovato gli accordi di licenza con partner in Spagna, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito e Turchia. Tutti questi accordi si basano sullo stesso modello di compenso e sulle condizioni che è stato proposto a Siae. 

Arriva il sostegno di Mogol: la battaglia in difesa degli autori “è sacra, queste piattaforme guadagnano miliardi e sono restie a pagare qualcosa”. L’industria musicale, attraverso il suo presidente Enzo Mazza, auspica che “Siae e Meta trovino presto un accordo nell’interesse del crescente mercato musicale in Italia e degli aventi diritto”. Spera nella pace anche il presidente della Federazione Editori Musicali Paolo Franchini. E si muove il governo, con il ministro Gennaro Sangiuliano che interviene “in difesa dell’opera di ingegno degli autori italiani”. Il caso approderà alla Camera, annuncia Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura. 

 

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