In Forza Italia saltano teste come birilli. Che sta succedendo.

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Mini-rivoluzione in Forza Italia. Salta il capogruppo alla Camera. Alessandro Cattaneo sarà sostituito da Paolo Barelli. Resta Licia Ronzulli al Senato. Che però non sarà più la coordinatrice del partito in Lombardia. Al suo posto Alessandro Sorte. 

Che succede in casa forzista? Segnamoci queste due date: il 13 febbraio e il 20 marzo. Poi vediamo perché. Nel frattempo i fatti: da qualche settimana Fi è alle prese con i litigi interni. Tensioni che hanno avuto un epilogo nella serata di ieri. Quando Silvio Berlusconi ha annunciato rimozioni e promozioni. 

Non c’è una vera e propria motivazione politica, in realtà. E’ più una cosa di rapporti personali (deteriorati). E di cordate. Sappiamo – l’abbiamo capito durante la formazione delle liste elettorali, l’estate scorsa – che gli azzurri si dividono sostanzialmente in due correnti: i turbo-berlusconiani e i “dialoghisti” (che brutta parola). I secondi sono anche detti “tajaniani”, scioglilingua compreso da pochi feticisti della politica e utilizzato per identificare i “fedelissimi” di Antonio Tajani. Su queste due fazioni regna Silvio Berlusconi. Assecondando a volte l’una, a volte l’altra. Dipende dalle situazioni. E dalle convenienze del capo.  

Ora è tempo di pace ad Arcore. Quantomeno nelle relazioni con Palazzo Chigi. Di conseguenza prevale la corrente dei “dialoghisti”. I “filomeloniani”. Sì, insomma, quelli vicini al ministro degli Esteri. Gli altri? A bagnomaria. Non è più il loro momento. Si sono esposti (troppo?) per difendere Forza Italia dalle “angherie” degli alleati. Lo hanno fatto a petto in fuori, contro la premier che non scuciva una presidenza parlamentare, i ministeri giusti, i soldi per i pensionati e la deroga del superbonus. Avevano benedizione di Berlusconi. Ma poi si sa com’è Silvio. Così: 13 febbraio 2023, la presidenza del Consiglio ha revocato la costituzione di parte civile nel processo Ruby. Al netto del fatto che il giorno dopo il Cavaliere è stato assolto, più o meno da quella data si è assistito a un diverso atteggiamento azzurro verso il governo. Meno critico. Zero critico. Mettici pure che, nella casata di Arcore, si è rinnovata la catena di comando. Ora vigila la figlia Marina, sovrintende la compagna Marta Fascina, è tornato in auge Gianni Letta, che ha in mano il dossier delle nomine nelle controllate statali. Risultato: Forza Italia ha spento il rumore di fondo, quello messo in atto quotidianamente per dire agli alleati: “hey, ci siamo anche noi”. Gli scudieri del Cav sono rimasti senza scudo. Liquidati dalla stessa Fascina (comunicato del 20 marzo 2023) come “voci solitarie in cerca di visibilità”. Che poi questo è un paradigma classico del berlusconismo: gli ultrà di oggi che diventano gli eretici di domani. Angelino Alfano e Giovanni Toti sono solo gli ultimi due esempi più eclatanti. Ce n’è un catalogo intero. 

Tutto questo però è solo l’antefatto. Arriviamo alla cronaca. Perché il “neomelonismo” azzurro porta con sé un corollario. E qui si passa dalla linea politica all’esercizio del potere.  I filogovernativi – somma algebrica dei “tajaniani” e dei “fasciniani”, i parlamentari vicini alla first lady – hanno chiesto un riequilibrio nelle cariche. Specie quelle assegnate quando ad avere in mano il partito erano i turbo-berlusconiani. Due le poltrone nel mirino, quelle dei presidenti dei gruppi parlamentari. La tensione interna, già alta, ha toccato l’apice negli ultimi giorni a causa della trattativa sulle giunte in Lombardia e Lazio (che ha scontentato molti) e per via degli ultimi posti parlamentari da assegnare: le Commissioni bicamerali. Insomma è scoppiato un casino. Con il Cav che si sarebbe trovato in mano (ne dava notizia il Corriere di ieri) un documento contro Cattaneo firmato da 31 deputati su 44. 

Silvio? L’ha risolta a modo suo. “Promuovendo” il capogruppo alla Camera a “vice coordinatore dell’organizzazione del partito”, per – testuale – “arrivare pronti alle prossime elezioni europee, con una squadra coesa e radicata su tutto il territorio nazionale”. Al posto di Cattaneo andrà Barelli, che è uomo di Tajani. Ronzulli resta in carica al Senato. Ma lascerà il coordinamento lombardo forzista a Sorte, amico di Fascina. Tutto risolto. Forse. 

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