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Covid e Fase 2: il governo frena, il Veneto corre, la Campania si barrica

Giuseppe Conte riunisce gli enti locali nel tentativo di trovare una strategia unitaria per la fase 2, quella dell’allentamento delle misure restrittive. Non è un’operazione semplice. Perché alcune Regioni, tipo la Lombardia, sono state investite in maniera più massiva dall’epidemia, mentre altre hanno vissuto il problema con meno intensità. E anche perché i governatori hanno già annunciato di volersi fare le regole per conto proprio, derogando dalle norme dell’esecutivo nazionale. 

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Giuseppe Conte riunisce gli enti locali nel tentativo di trovare una strategia unitaria per la fase 2, quella dell’allentamento delle misure restrittive. Non è un’operazione semplice. Perché alcune Regioni, tipo la Lombardia, sono state investite in maniera più massiva dall’epidemia, mentre altre hanno vissuto il problema con meno intensità. E anche perché i governatori hanno già annunciato di volersi fare le regole per conto proprio, derogando dalle norme dell’esecutivo nazionale. 

Quali regole, ancora non si sa. Anche ieri c’è stata una riunione della task force guidata da Vittorio Colao. Si lavora a una road map di aperture, ma non sono ancora state definite. Così come non c’è ancora un calendario. “Bisogna riaprire e ridefinire un modello di riapertura tenendo sempre e comunque un unico obiettivo, la sicurezza degli italiani”, ha precisato il ministro Francesco Boccia alla riunione con le Regioni. Ed è la stessa tesi portata avanti dal Comitato tecnico-scientifico. 

L’obiettivo principale resta quello di evitare squilibri sul territorio, con una babele incomprensibile di norme e direttive, ma le Regioni sono in pressione continua su Roma. 

Coordinamento, mobilità, economia, scuole

I punti su cui si lavora sono quattro: coordinamento nelle decisioni, pur nel rispetto delle autonomie locali; ripensamento della vita nelle città, a partire dalla mobilità, per evitare assembramenti sui mezzi pubblici; riavviare il motore economico del paese, con l’apertura delle attività produttive calendarizzato già per il 27 aprile; tutela dell’infanzia, con la possibilità di riavviare una qualche forma di socialità per i bambini, sia pure con le scuole chiuse. 

Il governatore del Veneto Luca Zaia ha ipotizzato un ulteriore anticipo dei tempi, mentre Conte vuole evitare assembramenti nei ponti del 25 aprile e 1 maggio. “La mia posizione”, dice Zaia, “è che il 4 maggio si possa aprire con le regole e con le garanzie scientifiche: si volesse fare un passo in più si potrebbe allentare da subito, in modo razionale, prudente e ragionato”. Dalla Toscana, il presidente Rossi propone la riapertura delle ditte più votate all’export (circa tremila imprese con oltre il 25% di fatturato realizzato sui mercati internazionali). Attilio Fontana preme per abbandonare il metodo per codici Ateco, in favore di un ragionamento per filiere produttive a cerchi concentrici. Oltre a cantieri edili, pubblici e privati, in vista del prossimo 4 maggio, la Lombardia sta valutando di proporre al governo il via libera anche al tessile, alla moda, alla fabbricazione di autoveicoli. Il tutto dovrà avvenire, ovviamente, nel rispetto delle disposizioni sanitarie e a tutela della salute dei cittadini. 

De Luca: chiudo i confini della Regione

“La Regione Lombardia”, dichiara Fontana, “è stata la prima in Europa ad affrontare questo aggressivo virus e a confrontarsi con le conseguenze, quindi è chiaro che noi saremo estremamente cauti nel rispettare tutte le regole dettate dalla scienza. Questo non toglie che si debbano ascoltare le associazioni di categoria, le attività produttive, le università e i sindacati per pensare a una ripartenza graduata ma che ci dia la speranza di riprendere la nostra vita”.

Al Sud la situazione è molto diversa. C’è Vincenzo De Luca che non ne vuole sapere di allentare la morsa. E, anzi, minaccia di chiudere i confini della Campania se altre Regioni dovessero dichiarare il liberi tutti: quarantena per chi arriva da fuori, ribadisce ‘o governatore, e controlli sui treni che arrivano dal Nord. Altro che aperture. 

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