Parka miseria (un nuovo episodio del podcast Pornopolitica)

Il parka di Putin da un milione di rubli (dodicimila euro). Gli ex grillini invocano la par condicio: dopo Zelensky, anche Vladimir parli alla Camera. Dibattito sul diritto alla bestemmia (se sei al fronte sotto alle bombe). La zip difettosa del Capo di Stato di San Marino.

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L’Occidente a Vladimir Putin non piace. Ritiene che sia il lato del mondo in declino, popolato di gente mollacciona e senza ideali. Diciamolo, gli facciamo abbastanza schifo. Però lo zar qualcosa la salva. La moda per esempio. L’altro giorno, parlando davanti a uno stadio pieno di connazionali acclamanti, Vlad ha sfoggiato un parka, cioè un piumino foderato con cappuccio, di Loro Piana. Poi è venuto fuori che si tratta di un capo da un milione di rubli, cioè 12mila euro. Intanto come cazzo fa a costare 12mila euro un piumino? Cosa è fatto, di vello di vergini consacrate alla madonna di Piedimonte? Boh. 

L’azienda Italiana non lo dice, ma ci tiene a far sapere di essere molto imbarazzata dal guardaroba di Putin. Altro discorso che non sta in piedi. Che fate nei negozi Loro Piana: chiedete il certificato antimafia ai clienti? Se uno ha la fedina penale sporca o è un criminale di guerra, non gli accettate la carta di credito? Boh. Comunque qui il discorso è un altro. Il cedimento putiniano all’edonismo occidentale, che ha nella moda una delle sue colonne portanti. Uno si aspetta che Vlad arringhi la sua folla con un paletot cartonato vintage disegnato dagli stilisti della gloriosa Armata sovietica, cucito in Siberia a meno quaranta dai nemici del regime, e invece no. Gli piace il parka di Loro Piana. 

Ma poi in Italia c’è chi tifa Putin. In Parlamento ci sono una serie di esponenti, quasi tutti eletti nel Movimento 5 Stelle, che si sono rifiutati di sentire il discorso di Zelensky, chiedendo par condicio. Se parla il leader ucraino, allora alla Camera deve essere ascolta anche Putin. Ed è una roba seria. Seria per loro. Nel senso che questi vedono nello zar l’ultimo baluardo di resistenza contro il nuovo ordine mondiale. Quello che ha asservito le popolazioni con il vaccino e che ora vuole annichilire la Russia, ultima oasi di libertà del mondo. Sì proprio così. C’è la senatrice Granato che si dichiara filo putiniana. E dice che il vero dittatore è Draghi. Che risponde alle forze che governano il mondo sotto traccia. Chi? I poteri economici, il deep state, i massoni, gli extraterrestri, i rettilinei. Sentiamola. 

Diritto alla bestemmia. Quand’è che si è legittimati a tirare giù un porcone senza creare disagio? Mai, direbbe chi ci crede. Non nominare il nome di Dio in vano, è la regola, no? Figurarsi maledire una divinità, è una cosa eretica. Però poi va detto che, nel linguaggio di strada, il porcone è diventato un intercalare. Del tipo: una parola-una bestemmia-una parola. Non dovrebbe essere così, ma è così. Bene, tutta questa premessa per parlare di Claudio Locatelli. Chi è? E’ un reporter di guerra. Bravo. Molto bravo. Da un mese circa gira sotto le bombe, in Ucraina, per raccontare in presa diretta il conflitto. Il suo lavoro lo sa fare e lo sta facendo bene. Ora succede che, in una delle dirette social, reagisce a un colpo di mortaio tirando una madonna. Poi, per scusarsi, ne tira un’altra. Sentiamo. La cosa ha scandalizzato alcuni e lui se l’è presa, spiegando l’attitudine allo smadonnare l’ha acquisita in Veneto, patria di grandi e fieri bestemmiatori, che ha dato i natali a Germano Mosconi, per esempio, un’esteta del protesta contro i santi numi. Ma poi succede un fatto, dopo poche ore, altra diretta social e altro bestemmiane. Sentiamo. 

Scandalo a San Marino. Dove uno dei due Capi di Stato avrebbe molestano nel suo ufficio una segretaria. E’ stata lei a denunciare l’episodio. In pratica il reggente sammarinese aveva un problema con la zip dei pantaloni e ha chiamato la donna per assisterlo. Poi, non si sa come, invece di tirarla su, la zip, è andata giù e il co-capo di Stato lo ha uscito, mettendo in fuga la segretaria scandalizzata. Che poi ha denunciato. 

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