Zingaretti vuole chiudere il Pd 🔒 Il partito gli si rivolta contro 😡

La rivoluzione annunciata da Nicola Zingaretti non piace al Pd. Il segretario incassa qualche incoraggiamento di maniera, qualche “sì va bene, poi vediamo”, ma soprattutto silenzi. Il silenzio di chi sta zitto per disciplina di partito. E perché tra due settimane si vota in Emilia Romagna e non è il caso di mettersi a fare polemiche. 

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Cioccolattaio

La rivoluzione annunciata da Nicola Zingaretti non piace al Pd. Il segretario incassa qualche incoraggiamento di maniera, qualche “sì va bene, poi vediamo”, ma soprattutto silenzi. Il silenzio di chi sta zitto per disciplina di partito. E perché tra due settimane si vota in Emilia Romagna e non è il caso di mettersi a fare polemiche. 

La fuga in avanti del leader democratico ha spiazzato molti. In particolar modo Areadem, la corrente di Dario Franceschini. Che, come tutti i post-Dc, non vuole uno spostamento del Pd a sinistra. E invece pare che il progetto zingarettiano voglia andare a parare proprio lì: l’inclusione delle sardine (che hanno già detto “no grazie”), la riunificazione di tutti gli spezzoni misti di gauche, l’aggregazione dell’area movimentista del Movimento 5 Stelle. Una “cosa” diversa dall’attuale Pd. Con nome e simbolo rinnovati. Ma, soprattutto, depurata dalle ultime scorie di renzismo. 

 “Vinciamo in Emilia Romagna, e poi cambio tutto. Sciolgo il Pd e lancio il nuovo partito”. Il segretario dem lo annuncia a Repubblica, spiegando i prossimi passaggi operativi: ”Convoco il congresso con una proposta politica e organizzativa di radicale innovazione e apertura. Non penso a un nuovo partito, ma a un partito nuovo, un partito che fa contare le persone ed è organizzato in ogni angolo del Paese…”.

Frena Matteo Orfini, frena Andrea Orlando, frena l’ex renziano Andrea Marcucci. Ma la vera rissa si scatena nelle chat riservate. Dove in tanti si domandano quand’è che è stata decisa questa rivoluzione. In quale sede. Abbandonare il Pd? Giammai. “Andatelo a spiegare ai dirigenti che stanno convincendo la gente a fare la tessera del partito…”, è lo sfogo ricorrente. Anche la tempistica attira critiche. A ridosso delle elezioni in Emilia Romagna: “Questo è un danno ai nostri candidati…”. Già gli ortodossi hanno dovuto digerire il fatto che Nicola Bonaccini abbia deciso di correre senza simbolo del partito. Il fatto che ora il segretario lo voglia proprio chiudere è un’ulteriore picconata. Che fa male. 

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Bene l’assise, spiega il capogruppo al Senato Marcucci, non il resto: “La proposta di fare un congresso entro il 2020 mi convince”. La cosa fondamentale, però, è che “non venga messa in discussione la matrice riformista del partito, operazioni nostalgia non devono essere contemplate. È necessario invece allargare la base sociale del Pd ed aprire a quella parte dell’Italia che è sensibile ai temi dell’ambiente e dei diritti”. 

Orfini mastica amaro: “Poco più di un anno fa proposi di sciogliere e rifondare il Pd. E ottenni un risultato unico nella storia del nostro partito: unire tutti contro questa ipotesi, da Renzi a Zingaretti, da Martina a Gentiloni. Oggi in una intervista il segretario propone di sciogliere e rifondare il Pd dopo le Regionali. Bene, lieto che questi mesi abbiano fatto maturare ed evolvere la sua posizione”. Ma, precisa, bisogna dare voce a “quel popolo che scende in campo e si mobilita contro la destra, ma non si riconosce e a volte nemmeno vota i partiti del centrosinistra”, perché “trova il Pd respingente. Trova incomprensibili scissioni e frammentazioni. Trova surreali e ombelicali le modalità del nostro fare politica”.

Il cambio di nome del Pd, frena Andrea Orlando, “non mi pare il punto di partenza, mi pare piuttosto l’esito eventuale di un percorso che sappiamo come inizia, ma non possiamo definire quale sia la conclusione”. 

Maria Elena Boschi sfotte i suoi ex compagni di partito: “Zingaretti vuole sciogliere il Pd e lanciare un partito nuovo? In bocca al lupo al Pd… Noi siamo impegnati su Italia Viva, avremo il primo febbraio la prima assemblea nazionale del partito, ci stiamo organizzando sui territori. Ci piace anche l’idea che negli altri partiti stiano iniziando a ragionare di quello che noi abbiamo già fatto per primi”. 

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