Quirinale, Salvini non vuole Casini. Oggi l’incontro con Enrico Letta. Risolutivo (o forse no)

Adesso tutto ruota intorno al dialogo tra Matteo Salvini ed Enrico Letta. Ma l’interlocuzione tra i due non è affatto facile. Anzi, è più una guerra di nervi che un approccio votato alla collaborazione. Ieri sono state annotate sul taccuino le frasi poco gentili del segretario dem. Il quale ha mandato a dire al centrodestra che loro non hanno alcuna primogenitura sulla scelta del prossimo inquilino del Quirinale. Di più: Letta ha sostenuto che qualsiasi nome riferibile alla destra farebbe la “fine di Berlusconi”: cestinato. 

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Adesso tutto ruota intorno al dialogo tra Matteo Salvini ed Enrico Letta. Ma l’interlocuzione tra i due non è affatto facile. Anzi, è più una guerra di nervi che un approccio votato alla collaborazione. Ieri sono state annotate sul taccuino le frasi poco gentili del segretario dem. Il quale ha mandato a dire al centrodestra che loro non hanno alcuna primogenitura sulla scelta del prossimo inquilino del Quirinale. Di più: Letta ha sostenuto che qualsiasi nome riferibile alla destra farebbe la “fine di Berlusconi”: cestinato. 

Non un buon inizio. Tant’è che, in serata, Salvini gli risponde a tono: “Non accettiamo pregiudiziali da Letta”, non prima di aver ascoltato “la nostra proposta”, dice il leader leghista, sottolineando il passaggio lettiano riservato al Cavaliere: “Proprio di dubbio gusto…”. E’ sera quando il Capitano incontra i giornalisti davanti a Palazzo Montecitorio, subito dopo aver riunito i governatori e i delegati regionali della Lega. Siamo allo stallo. L’uscita di scena di Berlusconi non ha risolto nulla. I due fronti in campo si guardano con sospetto e trovare una soluzione condivisa non è una cosa facile e veloce. Si andrà oltre la quarta votazione, è la sensazione diffusa. Serviranno un po’ di giorni per far decantare la tensione. E non è detto che bastino. Parlando ai suoi dirigenti sul territorio Salvini ha ribadito il no a Draghi. Per l’elezione del presidente della Repubblica non è tempo dei tecnici, è la politica che deve prendersi la sua centralità, avrebbe sottolineato il segretario della Lega stando a quanto riferisce l’Agi. Matteo si è detto convinto che la proposta del centrodestra potrà avere i numeri, non è determinante un accordo con il Pd. Potrebbe bastare la pesca nel Gruppo Misto e all’interno del Movimento 5 Stelle. 

“Il centrodestra ha il diritto e dovere di fare proposte”, dichiara Salvini, “donne e uomini di assoluto spessore ci sono, li faremo nelle prossime ore”. Non ci sarà un solo nome, ma “due, tre, quattro. Spero che da sinistra non arrivino no. Io incontrerò tutti e anzi rinnovo l’invito”. Ma l’incontro più importante, quello con Letta, non è ancora convocato. Avrebbe dovuto essere oggi. Ma poi fonti leghiste e democratiche hanno precisato che non c’è ancora una data. Salvini ribadisce l’importanza di confermare Mario Draghi a Palazzo Chigi, sfilandolo dal toto-Quirinale: “Togliere Draghi dalla presidenza del Consiglio sarebbe pericoloso”. Pericoloso per l’Italia: “In un momento difficile reinventarsi un nuovo governo da capo, fermerebbe il Paese per giorni e giorni. La Lega non vuole questo”. 

Liquidata l’ipotesi Draghi, chi resta: Pier Ferdinando Casini? Dal Capitano arriva un altro no: “Non è una proposta del centrodestra”. Gli altri nomi che circolano sono noti: Marcello Pera, Franco Frattini, Giuliano Amato, Letizia Moratti, Elisabetta Alberti Casellati. Sullo sfondo rimane l’ipotesi del bis di Sergio Mattarella, ma anche il trasloco di Draghi, nel caso in cui la politica dovesse fallire. Per il momento, spiegano ambienti leghisti, sarà scheda bianca. Poi si vedrà.E gira anche la carta Elisabetta Belloni, diplomatica di grande esperienza oggi capo del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza (Dis). Anche se si tratterebbe di un altro tecnico e quindi poco compatibile con lo schema evocato da Salvini. Il Capitano boccia anche Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di sant’Egidio, lanciato dal Pd come candidato di bandiera nelle prime votazioni. Riccardi piace ai grillini, ma non a Matteo Renzi. Il quale, a differenza di Letta, continua a tenere aperta la porta del dialogo: “Il Capo dello Stato può essere di destra, mica deve essere per forza di sinistra, ma quando arriva al Quirinale deve rappresentare tutti”. 

Sempre ieri c’è stata una telefonata “lunga e cordiale” tra Salvini e Berlusconi: il leader della Lega ha ribadito al Cavaliere il ringraziamento e la stima per il senso di responsabilità dimostrato nel fare un passo indietro. “Berlusconi è sereno e sta bene”, assicura Matteo.

 

 

 

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