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L’Italia espelle 30 diplomatici russi: “Sono agenti dei servizi segreti”

Quelli della rappresentanza straniera russa in Italia erano 71 in tutto. Tanti. Troppi? La metà di loro è accusata di spionaggio. Il governo li manda via (ma la Lega contesta)

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L’Italia espelle trenta diplomatici russi che non erano diplomatici. Ma agenti dei servizi segreti che, secondo fonti della Farnesina, avrebbero intensificato la loro attività di spionaggio dopo l’esplosione del conflitto ucraino, mettendo a rischio la nostra sicurezza nazionale.

Una decisione presa dal ministro degli Esteri, d’accordo con il presidente del Consiglio, e in parallelo con analoghe misure assunte dai partner europei e atlantici. Un’iniziativa, però, che spacca la maggioranza. La Lega non nasconde la sua contrarietà. Non è così, con il muro contro muro, sostiene Matteo Salvini, che si avvicina il giorno della pace. 

“PERSONE NON GRADITE”

Luigi Di Maio è a Berlino. Ed è da lì che dà la notizia: “Il Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri, Ambasciatore Ettore Sequi, ha convocato alla Farnesina, su mia istruzione, l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, per notificargli la decisione del governo italiano di espellere trenta diplomatici russi in servizio presso l’Ambasciata in quanto personae non gratae“, spiega Di Maio. “Tale misura”, aggiunge, “si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”.

Nelle stesse ore, da Torino, Mario Draghi conferma tutto: “E’ una decisione presa in accordo con altri partner europei e atlantici”, chiarisce il premier italiano. Sono 149 i diplomatici russi espulsi dall’Europa nelle ultime ore e 260 dall’inizio della guerra. Dopo la decisione di Francia e Germania di lunedì, ieri è arrivata quella di Italia, Danimarca, Svezia, Spagna e dell’Unione Europea. 

RAPPRESENTANZA DIMEZZATA

Con l’espulsione di trenta diplomatici per “motivi di sicurezza nazionale”, la presenza diplomatica russa in Italia viene quasi dimezzata. Sono una settantina i russi accreditati dalla Farnesina nelle liste delle rappresentanze straniere nel nostro Paese, stilate dal cerimoniale diplomatico della Repubblica: 61, compreso l’ambasciatore Serghei Razov e gli addetti militari, risultano a lavoro tra l’ambasciata, la rappresentanza commerciale e l’istituto di Cultura, mentre altri 10 lavorano tra la sezione consolare della rappresentanza a Roma e i consolati generali di Genova, Milano e Palermo. Sul territorio italiano ci sono anche nove consolati onorari: Ancona, Bari, Bologna, Messina, Napoli, Pisa, Udine, Venezia e Verona. 

Settanta diplomatici erano tanti. Troppi? Secondo fonti tedesche i russi espulsi dai paesi europei non erano propriamente dediti alle relazioni internazionali o ai ricevimenti mondani. Ma facevano “information operations” e “information war”. Cioè sono accusati di operazioni per inquinare lo spazio informativo.

AMBASCIATE, CONSOLATI, LIBRERIE

In Italia, all’indomani del conflitto, è stato intensificato il monitoraggio su tutte le sedi diplomatiche russe a Roma, dalle Ambasciate di Via Gaeta a quella di Villa Abamelek sull’Aurelia Antica, dall’Ufficio Consolare in via Nomentana al Centro Russo di Scienza e Cultura di Piazza Cairoli e all’Istituto di Cultura e Lingua Russa, dalla Rappresentanza Commerciale della Federazione Russa in Via Clitunno, agli uffici all’angolo fra Via Vicenza e via Magenta e alla libreria Russa, in via della Cordonata. 

Cosa è stato riscontrato? Una notevole intensificazione dell’attività delle fake feluche (in realtà agenti dei servizi segreti di Mosca) proprio in coincidenza con l’entrata in vigore delle sanzioni contro la Russia.

IL PRECEDENTE

C’è un precedente, anche abbastanza inquietante, e risale alla primavera del 2021. Quando furono espulsi due funzionari russi coinvolti nel caso Biot, il capitano di Fregata della Marina Militare arrestato a Roma con l’accusa di aver venduto documenti segreti. Insomma: le sedi diplomatiche russe in Italia non sembrano limitarsi ad apporre timbri sui visti. E non da oggi.

I russi la prendono male. L’ambasciatore a Roma Sergey Razov “ha esplicitamente protestato contro la decisione immotivata dell’Italia che porterà ad un ulteriore deterioramento delle relazioni bilaterali e ha dichiarato che questo passo non rimarrà senza risposta da parte russa”. Lo riferisce una nota dell’ambasciata. 

LA LEGA NON E’ D’ACCORDO

E la politica italiana? Non tutti sono d’accordo:  “Sento tanti politici e giornalisti che parlano con troppa facilità di guerra, di armi e di nucleare. Le guerre si risolvono con la diplomazia, con il dialogo, con il buonsenso e con il confronto”, dichiara il leader della Lega Matteo Salvini esprimendo la sua perplessità sulle espulsioni. “La storia insegna che la pace si raggiunge con il dialogo e la diplomazia e non espellendo i diplomatici”, aggiunge Lorenzo Fontana, capo dipartimento Esteri della Lega. 

Il Pd critica la posizione del Carroccio: “La Lega contesta una decisione presa dal governo e condivisa con gli alleati, è sorprendente”, afferma la capogruppo del Pd al Senato, Simona Malpezzi. Secondo la capogruppo alla Camera Debora Serracchiani sono un “errore” le “dissociazioni” della Lega, “va tutelata la sicurezza nazionale”. 

 

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